
Le origini del canestrello di Rondissone risalgono all’epoca medievale. Una cialda tonda e fragrante dal color testa di moro a base di cioccolato veniva preparata in casa, dalle famiglie, nelle occasioni speciali.
“Era il dolce delle spose – racconta Simone Marrazzo, presidente della Pro loco, unica rimasta a preparare questo prodotto -. Si cucinavano durante i matrimoni e venivano regalati come bomboniere”. Una tradizione che, sostiene, “arriva dal nord, dalle popolazioni vicine alla Francia”.
Si ritiene che la cialda originaria fosse già di colore scuro, nonostante il costo elevato del cacao. Solo nel ‘900, la quantità di cacao impiegata è più che raddoppiata e si è iniziato a distinguere tra cacao amaro e cacao zuccherato.
Il loro nome?
“Deriva dal canestro – dice -, il tipico recipiente di vimini intrecciato, nei quali si deponevano i dolci dopo la cottura”. Gli anni sono passati, ma il canestrello continua a rimanere il dolce tipico del territorio, tanto da essere inserito, nel 2004, nel “Paniere del Salone del Gusto della Provincia di Torino insieme ad altre quattro zone di produzione (Montanaro, Tonengo di Mazzè, Vaie e Borgofranco d’Ivrea).
“Il canestrello di Rondissone si riconosce perché è molto sottile ed è al cioccolato – spiega il presidente -. Fino a non molto tempo fa venivano realizzati con i ferri in ghisa, che ogni famiglia aveva, mentre la cottura veniva realizzata sul fuoco vivo della legna”.
Negli ultimi anni, hanno iniziato a produrli in forno.
Oggi la Pro loco lo prepara durante le feste del paese e lo promuove nei comuni limitrofi. “A Rondissone non c’è nessuno che lo vende per cui lo produciamo solamente durante le feste ed in particolari ricorrenze. Lo facciamo per evitare che questa tradizione muoia”.
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